giovedì 5 luglio 2012

Dopo otto anni ritorno ad Esmeraldas



LA CASA DI PIEDAD

La struttura della nuova casa di Piedad è drammatica, un qualsiasi architetto sano di mente farebbe harakiri. A parte il fatto che per entrarci ci vogliono arpioni e picchetti, visti che ci sono degli scaloni un metro ciascuno, volendo anche ignorare i muri esterni altissimi e totalmente inutili, passi anche il fatto che la figlia ha una stanza enorme da sola e i tre figli dividono uno stanzino minuscolo e senza finestre, la cosa inquietante è che si siano letteralmente dimenticati di fare la cucina e la sala da pranzo, costringendo la famiglia a cucinare nel sottoscala e a mangiare su un tavolo di plastica posizionato fuori dalla porta d'ingresso.
Senza menzionare il fatto che ieri sera abbiamo visto la nonna che guardava la televisione situata temporalmente nello sgabuzzino. E non immaginate una casa povera: tutt'altro! La casa è appena costruita e ci sono televisori al plasma, computer e Ipad in tutte le stanze! Ma oltre a tutte queste calamità architettoniche, un'altra situazione drammatica è quella dell'acqua. In questo Esmeraldas non è cambiata e l'acqua arriva in questo quartiere solo due volte a settimana. Cosí i bagni sono puzzolenti e per farsi la doccia bisogna trattenere il respiro.

Il bello peró è che, come tutte le case latinoamericane, le porte sono aperte all'accoglienza e da tre giorni siamo in questa casa, sistemati nella migliore stanza della casa (quella, appunto, della figlia), condividendo la vita quotidiana di questa famiglia numerosa, con quattro figli e due nonni.

*****

LA METAMORFOSI DI ESMERALDAS

Esmeraldas è completamente trasformata, avevo l'impressione che avessero mischiato tutto, come si farebbe come un mazzo di carte prima di distribuirle per una nuova partita.  Un 80% degli edifici è stato ricostruito o ripitturato, i negozietti che ricordavo non ci sono piú, al loro posto ci sono banche, catene di fast-food, grandi magazzini e nuovi ristoranti. Ci sono almeno quattro nuovi alberghi nel centro, la stazione dei bus della cara vecchia Transemeraldas ora è una gran ferramenta, sono state ristrutturate la piazza principale, el Parque Infantil, al posto del vecchio mercato c'è la Plaza Civica, senza menzionare che il tanto agognato ponte sul fiume Esmeraldas è stato finalmente costruito!
Anche il Municipio è completamente diverso: l'ufficio di relazioni pubbliche, dove io lavoravo, ora non c'è piú. Ho provato a trovarlo ma, gira gira, nessuno me l'ha saputo indicare... e meno male che sono quelli che si occupano della visibilità dell'istituzione! Ernesto, il sindaco, non c'era e gli lasciai una nota di saluto con il mio numero di telefono.

Ma la cosa più sorprendente è stata la ricerca delle due case in cui ho vissuto. Per entrambe ho dovuto fare avanti e indietro varie volte lungo il marciapiede dell'isolato per poterle riconoscere. L'ospedale di fronte a casa ora è un cantiere aperto e a fianco c'è un mega centro commerciale con negozi e grandi supermercati (foto a lato). Quando stavo perdendo le speranze, ho riconosciuto il cancello della casa in cui vissi gli ultimi mesi: il laboratorio di analisi era diventato un ristorantino ma riconoscevo ancora il cancello e, spiando dalla finestra, quello che una volta era il lungo corridoio di ingresso. Per la prima casa invece, quella in cui vissi con Viviana, Giovanna e Manu per quasi un anno, è stato come fare un viaggio in un altra dimensione. L'edificio è divenuto una clinica medica privata e schivando la receptionist sono salita fino al nostro appartamento: la gente era seduta in attesa della visita nella nostra sala da pranzo, le stanze erano ambulatori e nella mia c'era la neuropsichiatria!!! Avevo la sensazione di fare snorkeling, di essere un sub, un corpo estraneo in mezzo a pesci tropicali mai visti!!!

*****

PER FORTUNA CI SONO DELLE SICUREZZE...

L'unica cosa rimasta identica di tutta la città deve essere la Pastoral Social, dove lavoravano le mie compagne di casa; nello stesso ufficio ci sono ancora Gina e Milton, alle prese con gli stessi progetti e le stesse lamentele!!! Terminammo la nostra immersione subacquea nella new-Esmeraldas nella cattedrale, scherzando e abbracciando Rosanna e Mariella, le nostre eroine del Cecomet, due donne che, l' abbiamo potuto comprovare, hanno davvero una marcia in più (prestissimo racconterò di loro e della visita a Borbón e alle comunitá sul rio Cayapa).

*****

FANNY, MAURO, ERNESTO

Di ritorno alla casa, Ernesto, il sindaco della Illustre Municipio, ci chiama per salutarci calorosamente e invitarci a pranzo il giorno seguente. Anche Fanny e Mauro chiamano e il giorno dopo partì alle nove per Tachina dove Fanny mi aspettava per portarmi a casa sua.

Ancora sorprese, ancora le carte mischiate: le sue nipoti gemelle, che avevano 10 anni quando le avevo conosciute, ora di anni ne hanno 17 e due figli a testa! Si prendevano cura dei loro piccoli con una competenza che faceva sembrare la loro maternità adolescente come la cosa piú naturale del mondo. Fanny ha aperto un melone e un cocco e abbiamo ricordato i vecchi tempi, guardando vecchie foto e ripescato aneddoti impolverati da neuroni che credevo defunti. Poi è arrivato anche Mauro che ha iniziato a parlarmi come se mi avesse visto il giorno prima; quando mi ha detto che voleva mandare il curriculum alle Nazioni Unite per partire come volontario per Africa ho avuto un terribile dejavú.

All'una eravamo nella stanza del sindaco, tutta rinnovata; lui, con la sua consueta eleganza e carisma politico, ci ha abbracciato e ha non ha perso tempo per sparare a zero sul governo di Correa. Pare che con il presidente sia guerra aperta: Correa lo chiama pubblicamente “cara de tuco” (sulla cui traduzione ho dei dubbi, ma direi che potrebbe essere “faccia da cacchio”) e non gli manda i fondi; Ernesto ribatte denunciandolo di corruzione, autoritarismo e dipendenza dalle droghe. Comunque ci ritroviamo nel mezzo di un pranzo con dei rappresentanti delle Nazioni Unite per festeggiare la firma di un accordo di coperazione.


*****
RIFLESSIONI MATEMATICHE

Ora il gran finale: cambiando l'ordine dei fattori, il risultato non cambia. Nonostante le carte siano state mischiate,  il casino di Esmeraldas è rimasto pressoché uguale... così come il mio affetto per lei. Credo che Esmeraldas sia il posto in cui mi sia sentita davvero a casa (oltre ovviamente ad Ancona); in Angola e in Salvador e nei luogi in cui poi ho vissuto credo di non essermi messa in gioco a livello emozionale tanto come feci ad Esmeraldas. In questi giorni come non mai ho sentito la mancanza di Giovi, Manu, Vivi, Cristina, Alessia, Fabio, Cristian e tutta la famiglia di Esmeradeños de corazón... avrei voluto condividere con loro questo ritorno perchè, come dicono i surfisti a proposito del surf, solo chi c'è stato puó capire. E poi il gran vuoto lasciato da Byron, da Willy e dal Chino che considero i miei angeli custodi e che, ognuno per ragioni diverse, non c'era piú. Ma me ne vado con il cuore contento, perché ho riscoperto che voglio bene a Esmeraldas e voglio bene a questa terra.

Nessun commento: