LA CASA DI PIEDAD
La struttura della nuova
casa di Piedad è drammatica, un qualsiasi architetto sano di mente
farebbe harakiri. A parte il fatto che per entrarci ci vogliono
arpioni e picchetti, visti che ci sono degli scaloni un metro
ciascuno, volendo anche ignorare i muri esterni altissimi e
totalmente inutili, passi anche il fatto che la figlia ha una stanza
enorme da sola e i tre figli dividono uno stanzino minuscolo e senza
finestre, la cosa inquietante è che si siano letteralmente dimenticati di fare la
cucina e la sala da pranzo, costringendo la famiglia a cucinare nel
sottoscala e a mangiare su un tavolo di plastica posizionato fuori
dalla porta d'ingresso.
Senza menzionare il fatto
che ieri sera abbiamo visto la nonna che guardava la televisione
situata temporalmente nello sgabuzzino. E non immaginate una casa
povera: tutt'altro! La casa è appena costruita e ci sono televisori
al plasma, computer e Ipad in tutte le stanze! Ma oltre a tutte
queste calamità architettoniche, un'altra situazione drammatica è
quella dell'acqua. In questo Esmeraldas non è cambiata e l'acqua
arriva in questo quartiere solo due volte a settimana. Cosí i bagni
sono puzzolenti e per farsi la doccia bisogna trattenere il respiro.
Il bello peró è che,
come tutte le case latinoamericane, le porte sono aperte
all'accoglienza e da tre giorni siamo in questa casa, sistemati nella
migliore stanza della casa (quella, appunto, della figlia), condividendo la
vita quotidiana di questa famiglia numerosa, con quattro figli e due
nonni.
*****
LA METAMORFOSI DI ESMERALDAS
Esmeraldas è
completamente trasformata, avevo l'impressione che avessero mischiato
tutto, come si farebbe come un mazzo di carte prima di distribuirle
per una nuova partita. Un 80% degli edifici è stato ricostruito o
ripitturato, i negozietti che ricordavo non ci sono piú, al loro
posto ci sono banche, catene di fast-food, grandi magazzini e nuovi
ristoranti. Ci sono almeno quattro nuovi alberghi nel centro, la
stazione dei bus della cara vecchia Transemeraldas ora è una gran
ferramenta, sono state ristrutturate la piazza principale, el Parque
Infantil, al posto del vecchio mercato c'è la Plaza Civica, senza
menzionare che il tanto agognato ponte sul fiume Esmeraldas è
stato finalmente costruito!
Anche il Municipio è
completamente diverso: l'ufficio di relazioni pubbliche, dove io
lavoravo, ora non c'è piú. Ho provato a trovarlo ma, gira gira,
nessuno me l'ha saputo indicare... e meno male che sono quelli che
si occupano della visibilità dell'istituzione! Ernesto, il sindaco,
non c'era e gli lasciai una nota di saluto con il mio numero di
telefono.
Ma la cosa più
sorprendente è stata la ricerca delle due case in cui ho vissuto.
Per entrambe ho dovuto fare avanti e indietro varie volte lungo il
marciapiede dell'isolato per poterle riconoscere. L'ospedale di fronte a casa ora è un cantiere aperto e a fianco c'è un mega centro commerciale con negozi e grandi supermercati (foto a lato). Quando stavo
perdendo le speranze, ho riconosciuto il cancello della casa in cui
vissi gli ultimi mesi: il laboratorio di analisi era diventato un
ristorantino ma riconoscevo ancora il cancello e, spiando dalla
finestra, quello che una volta era il lungo corridoio di ingresso.
Per la prima casa invece, quella in cui vissi con Viviana, Giovanna e
Manu per quasi un anno, è stato come fare un viaggio in un altra
dimensione. L'edificio è divenuto una clinica medica privata e
schivando la receptionist sono salita fino al nostro appartamento: la
gente era seduta in attesa della visita nella nostra sala da pranzo,
le stanze erano ambulatori e nella mia c'era la neuropsichiatria!!!
Avevo la sensazione di fare snorkeling, di essere un sub, un corpo
estraneo in mezzo a pesci tropicali mai visti!!!
*****
PER FORTUNA CI SONO DELLE SICUREZZE...
L'unica cosa rimasta
identica di tutta la città deve essere la Pastoral Social, dove
lavoravano le mie compagne di casa; nello stesso ufficio ci sono
ancora Gina e Milton, alle prese con gli stessi progetti e le stesse
lamentele!!! Terminammo la nostra immersione subacquea nella
new-Esmeraldas nella cattedrale, scherzando e abbracciando Rosanna e
Mariella, le nostre eroine del Cecomet, due donne che, l' abbiamo
potuto comprovare, hanno davvero una marcia in più (prestissimo racconterò di loro e della visita a Borbón e alle comunitá sul rio Cayapa).
*****
FANNY, MAURO, ERNESTO
Di ritorno alla casa,
Ernesto, il sindaco della Illustre Municipio, ci chiama per salutarci
calorosamente e invitarci a pranzo il giorno seguente. Anche Fanny e
Mauro chiamano e il giorno dopo partì alle nove per Tachina dove
Fanny mi aspettava per portarmi a casa sua.
Ancora sorprese, ancora le
carte mischiate: le sue nipoti gemelle, che avevano 10 anni quando le
avevo conosciute, ora di anni ne hanno 17 e due figli a testa! Si
prendevano cura dei loro piccoli con una competenza che faceva
sembrare la loro maternità adolescente come la cosa piú naturale
del mondo. Fanny ha aperto un melone e un cocco e abbiamo ricordato
i vecchi tempi, guardando vecchie foto e ripescato aneddoti
impolverati da neuroni che credevo defunti. Poi è arrivato anche
Mauro che ha iniziato a parlarmi come se mi avesse visto il giorno
prima; quando mi ha detto che voleva mandare il curriculum alle
Nazioni Unite per partire come volontario per Africa ho avuto un terribile dejavú.
All'una eravamo nella
stanza del sindaco, tutta rinnovata; lui, con la sua consueta
eleganza e carisma politico, ci ha abbracciato e ha non ha perso
tempo per sparare a zero sul governo di Correa. Pare che con il
presidente sia guerra aperta: Correa lo chiama pubblicamente “cara
de tuco” (sulla cui traduzione ho dei dubbi, ma direi che potrebbe
essere “faccia da cacchio”) e non gli manda i fondi; Ernesto
ribatte denunciandolo di corruzione, autoritarismo e dipendenza dalle
droghe. Comunque ci ritroviamo nel mezzo di un pranzo con dei
rappresentanti delle Nazioni Unite per festeggiare la firma di un
accordo di coperazione.
*****
RIFLESSIONI
MATEMATICHE
Ora il gran finale: cambiando
l'ordine dei fattori, il risultato non cambia. Nonostante le carte
siano state mischiate, il casino di Esmeraldas è rimasto
pressoché uguale... così come il mio affetto per lei. Credo che
Esmeraldas sia il posto in cui mi sia sentita davvero a casa (oltre
ovviamente ad Ancona); in Angola e in Salvador e nei luogi in cui poi
ho vissuto credo di non essermi messa in gioco a livello emozionale
tanto come feci ad Esmeraldas. In questi giorni come non mai ho
sentito la mancanza di Giovi, Manu, Vivi, Cristina, Alessia, Fabio,
Cristian e tutta la famiglia di Esmeradeños de corazón... avrei
voluto condividere con loro questo ritorno perchè, come dicono i surfisti a proposito del surf, solo chi c'è stato puó capire. E poi il gran vuoto
lasciato da Byron, da Willy e dal Chino che considero i miei angeli
custodi e che, ognuno per ragioni diverse, non c'era piú. Ma me ne
vado con il cuore contento, perché ho riscoperto che voglio bene a
Esmeraldas e voglio bene a questa terra.
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