martedì 12 febbraio 2013

Scivolando per il nord del Perú: da Piura a Lima


RINCONTRI

Oltre che dell'incontrare, questo è stato anche il viaggio del rincontrare. A partire da Ana che è stato il primo felice rincontro, abbiamo riabbracciato Linda, Encarni, Juan Serafini e Josefina in Messico, proseguendo con Adriana, Gloria, Hans e Alessia in Colombia, e poi Byron, Piedad, Cecilia, Cristian e Tancredi in Ecuador.  

Ora sulla soglia del Perú ci aspettavano Tila e Juan Granda, altri due regali del Salvador e in particolare di Progressio, la ong britannica nella quale eravamo colleghi. 


"Il clima, la gente e il cibo", questi sono i motivi per il quali hanno scelto di vivere a Piura, mi racconta Juan Granda, che in realtá è nato a Lima anche se poche volte lo confessa, mentre passeggiamo per le strade piurane all'ora del tramonto.  


PIURA


Piura, nel nord del Perú, potrebbe sembrare una cittá insignificante, coperta di cemento, polvere e un bel po' di immondizia, strappata al deserto a furia di spazzar sabbia. Della affascinante cittá de "La Casa Verde" di Vargas Llosa rimane ben poco a causa, come osserva Juan Granda, "di quel cieco concetto di progresso" che spazza via il vecchio per sostituirlo con ignobili cubi di cemento. Delle case verdi, le case chiuse in cui l'autore peruviano ha avuto la sua iniziazione sessuale, non ne resta neanche una. Eppure capivo bene il fascino che Piura mantiene per Juan e Tila.



Il clima di Piura è caldo e secco. I panni stesi al sole si asciugano in 20 minuti, l'acqua esce dai rubinetto leggermente fresca e una doccia mattutina è un toccasana. Spazzata nel tardo pomeriggio da un venticello caldo, all'ora della siesta l'aria di Piura sembra immobile, sospesa, silenziosa.

Il cibo: una vera delizia! Abbracciati dall'affetto di Tila e Juan, un affetto quasi genitoriale, Tila ci ha coccolati con deliziosi piatti della cucina peruviana, che farebbero vacillare ogni vegetariano: patate ripiene di gamberi ed olive nere, vongole al sughetto, salsa di pollo e peperoncini gialli, torte al cioccolato e caffé. Noi abbiamo degnamente risposto con uno spaghetto al pesto e una bella grattuggiata del parmiggiano portato dall'Italia. Nel frattempo Juan ci iniziava al mondo del pisco (un distillato dell'uva molto simile alla grappa) in tutte le sue preparazioni, ci regalava storie e quei suoi sorrisi ampli "Made in Granda".





ACCOGLIENZA LATINOAMERICANA


E poi la gente: iniziando proprio da loro due, dai loro abbracci improvvisi, dalla loro ospitalitá che si riassume semplicemente in un "mi casa es tu casa", dal modo in cui hanno velato su di noi mentre facevamo le pulizie di primavera alla Banana. É vero la gente di Piura è accogliente e ama conversare in quel modo che trovo sempre difficile da spiegare agli europei.

Un altro esempio, l'ennesimo, lo abbiamo vissuto a Lambayeque il giorno in cui abbiamo lasciato Piura per continuare verso sud. Pochi minuti dopo aver parcheggiato nella piazza principale della cittadina, ci si sono avvicinate due persone: Wilfredo, un ragazzone panciuto, e Laura una signora frizzante e cosí chiacchierona che sembra che la sua vita segua il flusso delle sue labbra. Entrambi si sono fermati a conversare per sapere da dove venivamo, chiederci del nostro viaggio, raccontarci qualche aneddoto della loro vita e qualche leggenda locale. Poi, senza un minimo di incertezza, Wilfredo ci ha offerto il suo parcheggio per la notte e Laura ci ha invitato a "colazione" per l'indomani. Colazione è tra virgolette perchè nonostante fossero le nove di mattina, ci ha servito uno scacco di lasagne a testa. Comunque entrambi non hanno voluto nulla a cambio ma anzi ci hanno pure riempito di abbracci e piccoli regali per il cammino.

Queste cose risultano incomprensibili per molti italiani che chiamerebbero in ballo mille obiezioni sensate sulla rischiosità o opportunità di questi inviti, un'infinità di dubbi, paure e preconcetti capaci di sfaldare la spontaneitá di questi inviti come castelli di sabbia. Vedo il dubbio pendere pericolosamente dagli occhi di molti connazionali quando mi sentono affermare che in America Latina ci siamo dati l'opportunità di guardare la gente negli occhi; non finiremo mai di ringraziare, da un lato, questo continente per il meraviglioso insegnamento e per il suo esempio di umanità e generosità, dall'altro il viaggio perché, all'esporci continuamente all'ignoto, ci ha obbligati a dipendere dall'aiuto altrui, a frantumare e disperdere la nostra gretta aspirazione all'autosufficienza per vincolarci indissolubilmente all'altro, abituandoci alla dipendenza o meglio all'interdipendenza.

PERÚ MILLENARIO


C'è un'altro aspetto che rende il nord del Perú un posto speciale: la cultura e la storia millenaria. Questa regione è costellata di siti archeologici, musei e templi di epoca preincaica. 

A Lambayeque abbiamo visitato il Museo de Re di Sipan dove si conservano ceramiche e lavori in bronzo ed oro dei primi secoli dopo Cristo. Nel 1987 infatti è stata scoperta una tomba del signore di Sipan risalente a 1700 anni fa, le cui ceramiche sono cosí belle e ben conservate che ci è venuto il dubbio se non fossero riproduzioni (ovviamente non lo erano!). 

Alcuni chilometri più a sud, vicino a Trujillo, abbiamo visitato Chan Chan, uno delle decine di templi della zona, una cittá di terra ancora in parte conservata e poi Caral, la cittá piú antica d'America - udite, udite - della stessa epoca delle piramidi d'Egitto. 






Continuiamo attraverso il deserto di sabbia verso Lima campeggiando in bellissime spiagge tra dune e mare. Siamo sicuri che le sorprese non sono ancora finite!



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