venerdì 16 dicembre 2016

Per Natale l'ebook viaggia per te!

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Minimo sforzo, grande resultato!!!


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martedì 19 maggio 2015

E' uscito il libro del viaggio!!!

Il viaggio della Cooperativa Banana dal Messico alla Patagonia Argentina durato quasi 3 anni e 70mila chilometri è diventato un libro, anzi TRE! Il libro si chiama "Le avventure della BANANA sulle strade dell'America LATINA" ed è diviso in tre parti. E' già possibile acquistare la parte 1 - Messico e America Centrale -  in italiano in versione elettronica (epub o pdf). 

Titolo: Le avventure della BANANA
per le strade dell'America LATINA
Parte 1: Messico e America Centrale
312 pagine
Lingua: italiano.
6,99 €






Consulta l'indice, leggi l'introduzione di Mariangela Maturi e il prologo qui
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mercoledì 13 marzo 2013

UNA SETTIMANA A LIMA

NEL POSTO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO


Dicono che per tutto l'anno Lima sia avvolta in una agghiacciante nebbiolina tipo londinese  Puó essere, ma la dea del viaggio ha deciso di farci arrivare qui giusto in quelle poche settimane dell'anno (da dicembre a febbraio) in cui Lima riesce a scrollarsi di dosso il grigiore e lo smog. L'estate di Lima, il fatto di trovarci nel quartiere più fighetto della città e gli angeli che qui ci hanno accompagnato ci hanno fatto proprio godere della settimana nella capitale peruviana. 


PUNTI DI VISTA

Se a Lima fossimo stati nella estrema periferia della cittá, sufficientemente lontana dagli occhi dei turisti da far dubitare della propria esistenza, come ci successe a Bogotá, probabilmente ne avrei avuto tutt'altra opinione. Invece il giro di roulette ha deciso sta volta per un numero alto: calle Colon, quartiere Miraflores, ad appena tre isolati dal lungomare. Miraflores, quartierino esclusivo, si stende su un promontorio che guarda dritto verso l'oceano; o forse é l'oceano a guardare stupito verso i grattaceli, a riflettersi sulle vetrate degli hotel di lusso, architetture moderne con una pazzesca vista sul mare, giardini fioriti da cui osservare il tramonto sull'acqua.  



Mi molesta ammetterlo, ma l'ho trovato davvero bellissimo; mi è piaciuto perfino il Lancomar, un centro commerciale con vista oceanica dove abbiamo visto il tramonto mangiando un gelato soft di qualche catena di fast-food. Sfacciatamente borghese, ordinario... eppure c'è piaciuto!






***

LIBERA AMBASCIATA D'ITALIA A LIMA


A Miraflores, appunto, siamo stati ospiti per qualche giorno di Sara e Josefina nel loro bell'appartamento.

Sara e Josefina lavorano per due ong italiane, la casa è anche il loro ufficio e passano le giornate a scrivere relazioni di progetto e a contabilizzare le fatture. Vivono in simbiosi, una cucina e l'altra lava i piatti, una prende le sigarette a l'altra l'accendino. Di giorno si mettono di fronte ai loro computer, ognuna con le proprie cuffiette alle orecchie - anche se ascoltano la stessa musica - e lavorano tutto il giorno; condividono anche la ragioniera che si siede in mezzo alle due e tiene la contabilità del progetto di una e dell'altra; poi alla sera si stendono sul divano e guardano insieme una puntata online di "Un posto al sole". E da bravi italiani riuniti finiamo a dibattere di politica e cantare le canzoni di Ligabue con Josefina che urla a Massi in calabrese "Ma sei uguale!!" e poco ci mancava che grattugiassimo il parmigiano anche sul ceviche, piatto peruviano a base di pesce crudo. 
Poi purtroppo entrambe devono partire ma... lasciano la loro super- casa in mano nostra! Wow! Grazie ragazze!


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SENZA OROLOGIO



A Lima - almeno in questo periodo che è la loro estate - è impressionate la quantità di gente che passeggia di sera per le strade: sono le dieci e tutti i negozi sono ancora aperti, presi d'assalto dai clienti. Nei parchi ci sono concerti, spettacoli e musica gratuita dove signori attempati in camicia di lino, presi da una inaspettata estasi musicale, scuotono i pochi capelli bianchi al ritmo di Light my fire. 

Alle undici di sera c'è letteralmente più traffico che alle sette del pomeriggio e capisco questa città ha buttato via l'orologio quando, tornando a casa dopo cena, scopro che nella chiesa accanto a casa si sta appena iniziando la celebrazione di un matrimonio. 




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AGGIUSTAMENTI


Lima,  tempo di ospedali! Io mi devo curare un molare con una carie tipo cratere vulcanico; poi trovo nel bel mezzo della settimana della salute femminile; poi Massi si frattura il dito indice facendolo diventare tipo quello di ET l'extraterrestre. Risultato: alla Clinica di Maddalena del Mar ormai ci salutavano per nome!


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ANGELI LIMEGNI


Nelle spiagge a nord del Perú avevamo conosciuto due ragazze che si sono trasformante nei nostri angeli limegni (=di Lima, se non fosse chiaro). 


La prima è stata Catalina, che ci ha fatto da guida per il centro storico coloniale e altri luoghi interessanti della cittá ed essendo veterinaria ci ha fornito di opportune creme antinfiammatorie e bende per cani per il dito di Massi l'extraterrestre. Catalina la ricorderemo per la sua dolcezza, l'attenzione, la capacità di sognare e lo spirito libero. 



L'altra è stata Maritè, una ragazza intelligente, generosa ed entusiasta, che ci ha scarrozzato per i punti panoramici piú spettacolari di Lima e ha organizzato una cena a base di patti tipici peruviani. Grazie ragazze! 


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CON UN OCCHIO AL CIELO

E dichiaro che Lima batte esteticamente Quito perché l'oceano è l'oceano e non c'è partita. Se fate un giro da queste parti un'ultimo consiglio: occhio alle finestre dei grattaceli. Hanno il vizietto di cadere inaspettatamente in testa ai passanti...



martedì 12 febbraio 2013

Scivolando per il nord del Perú: da Piura a Lima


RINCONTRI

Oltre che dell'incontrare, questo è stato anche il viaggio del rincontrare. A partire da Ana che è stato il primo felice rincontro, abbiamo riabbracciato Linda, Encarni, Juan Serafini e Josefina in Messico, proseguendo con Adriana, Gloria, Hans e Alessia in Colombia, e poi Byron, Piedad, Cecilia, Cristian e Tancredi in Ecuador.  

Ora sulla soglia del Perú ci aspettavano Tila e Juan Granda, altri due regali del Salvador e in particolare di Progressio, la ong britannica nella quale eravamo colleghi. 


"Il clima, la gente e il cibo", questi sono i motivi per il quali hanno scelto di vivere a Piura, mi racconta Juan Granda, che in realtá è nato a Lima anche se poche volte lo confessa, mentre passeggiamo per le strade piurane all'ora del tramonto.  


PIURA


Piura, nel nord del Perú, potrebbe sembrare una cittá insignificante, coperta di cemento, polvere e un bel po' di immondizia, strappata al deserto a furia di spazzar sabbia. Della affascinante cittá de "La Casa Verde" di Vargas Llosa rimane ben poco a causa, come osserva Juan Granda, "di quel cieco concetto di progresso" che spazza via il vecchio per sostituirlo con ignobili cubi di cemento. Delle case verdi, le case chiuse in cui l'autore peruviano ha avuto la sua iniziazione sessuale, non ne resta neanche una. Eppure capivo bene il fascino che Piura mantiene per Juan e Tila.



Il clima di Piura è caldo e secco. I panni stesi al sole si asciugano in 20 minuti, l'acqua esce dai rubinetto leggermente fresca e una doccia mattutina è un toccasana. Spazzata nel tardo pomeriggio da un venticello caldo, all'ora della siesta l'aria di Piura sembra immobile, sospesa, silenziosa.

Il cibo: una vera delizia! Abbracciati dall'affetto di Tila e Juan, un affetto quasi genitoriale, Tila ci ha coccolati con deliziosi piatti della cucina peruviana, che farebbero vacillare ogni vegetariano: patate ripiene di gamberi ed olive nere, vongole al sughetto, salsa di pollo e peperoncini gialli, torte al cioccolato e caffé. Noi abbiamo degnamente risposto con uno spaghetto al pesto e una bella grattuggiata del parmiggiano portato dall'Italia. Nel frattempo Juan ci iniziava al mondo del pisco (un distillato dell'uva molto simile alla grappa) in tutte le sue preparazioni, ci regalava storie e quei suoi sorrisi ampli "Made in Granda".





ACCOGLIENZA LATINOAMERICANA


E poi la gente: iniziando proprio da loro due, dai loro abbracci improvvisi, dalla loro ospitalitá che si riassume semplicemente in un "mi casa es tu casa", dal modo in cui hanno velato su di noi mentre facevamo le pulizie di primavera alla Banana. É vero la gente di Piura è accogliente e ama conversare in quel modo che trovo sempre difficile da spiegare agli europei.

Un altro esempio, l'ennesimo, lo abbiamo vissuto a Lambayeque il giorno in cui abbiamo lasciato Piura per continuare verso sud. Pochi minuti dopo aver parcheggiato nella piazza principale della cittadina, ci si sono avvicinate due persone: Wilfredo, un ragazzone panciuto, e Laura una signora frizzante e cosí chiacchierona che sembra che la sua vita segua il flusso delle sue labbra. Entrambi si sono fermati a conversare per sapere da dove venivamo, chiederci del nostro viaggio, raccontarci qualche aneddoto della loro vita e qualche leggenda locale. Poi, senza un minimo di incertezza, Wilfredo ci ha offerto il suo parcheggio per la notte e Laura ci ha invitato a "colazione" per l'indomani. Colazione è tra virgolette perchè nonostante fossero le nove di mattina, ci ha servito uno scacco di lasagne a testa. Comunque entrambi non hanno voluto nulla a cambio ma anzi ci hanno pure riempito di abbracci e piccoli regali per il cammino.

Queste cose risultano incomprensibili per molti italiani che chiamerebbero in ballo mille obiezioni sensate sulla rischiosità o opportunità di questi inviti, un'infinità di dubbi, paure e preconcetti capaci di sfaldare la spontaneitá di questi inviti come castelli di sabbia. Vedo il dubbio pendere pericolosamente dagli occhi di molti connazionali quando mi sentono affermare che in America Latina ci siamo dati l'opportunità di guardare la gente negli occhi; non finiremo mai di ringraziare, da un lato, questo continente per il meraviglioso insegnamento e per il suo esempio di umanità e generosità, dall'altro il viaggio perché, all'esporci continuamente all'ignoto, ci ha obbligati a dipendere dall'aiuto altrui, a frantumare e disperdere la nostra gretta aspirazione all'autosufficienza per vincolarci indissolubilmente all'altro, abituandoci alla dipendenza o meglio all'interdipendenza.

PERÚ MILLENARIO


C'è un'altro aspetto che rende il nord del Perú un posto speciale: la cultura e la storia millenaria. Questa regione è costellata di siti archeologici, musei e templi di epoca preincaica. 

A Lambayeque abbiamo visitato il Museo de Re di Sipan dove si conservano ceramiche e lavori in bronzo ed oro dei primi secoli dopo Cristo. Nel 1987 infatti è stata scoperta una tomba del signore di Sipan risalente a 1700 anni fa, le cui ceramiche sono cosí belle e ben conservate che ci è venuto il dubbio se non fossero riproduzioni (ovviamente non lo erano!). 

Alcuni chilometri più a sud, vicino a Trujillo, abbiamo visitato Chan Chan, uno delle decine di templi della zona, una cittá di terra ancora in parte conservata e poi Caral, la cittá piú antica d'America - udite, udite - della stessa epoca delle piramidi d'Egitto. 






Continuiamo attraverso il deserto di sabbia verso Lima campeggiando in bellissime spiagge tra dune e mare. Siamo sicuri che le sorprese non sono ancora finite!



domenica 27 gennaio 2013

Il viaggio nel viaggio.


É stata solo una breve pausa ricostituente: una settimana a Madrid e tre in Italia, un massaggio per l'anima e per il corpo prima di ritornare alle irruenti piste latinoamericane. Tutto è filato liscio e perfetto come un trenino sulla sua pista.

MADRID sotto NATALE

Tanto per cominciare, siamo atterrati all'aereoporto di Madrid pochissimi minuti dopo di Andrea e Luis, carissimi amici degli anni salvadoregni. Se avessimo voluto farlo apposta non ci saremmo riusciti. E cosi gli abbracci sono iniziati giá in aereoporto e sono proseguiti per i 5 giorni successivi senza altre interruzioni che quelle necessarie a ingurgitare litri e litri di vino tinto, saporite olive iberiche e formaggi stagionati.
Erano i giorni a ridosso del Natale e Madrid, che già di per se é la città con la più alta densità di bar del mondo, frizzava di luci e colori: le strade ribollivano di gruppi di giovani donne si riunivano in girotondi battevano le mani improvvisando cori e passi di flamenco e i bar straboccavano di gente di tutte le etá.

Eppure la crisi faceva da contrappunto alla festa: proprio in quei giorni si stava approvando in Spagna una legge di privatizzazione della sanitá pubblica e migliaia di persone protestavano in camice bianco per le strade di Madrid. Mi commossi vedendo le donne dell'etá di mia madre distribuire ciclostilati per le strade. 

A Madrid c´erano anche Pamela e Ivan, Vicente, Xavi, Ana, tutte persone il cui posto nel nostro cuore é incommensurabile. E c'erano anche i loro amici che, nonostante non ci conoscessero personalmente, erano grandi fan della Cooperativa Banana, seguivano le nostre avventure sul blog e ci coccolarono regalandoci cene, passeggiate, brindisi, massaggi shatzu e via dicendo.



TUTTO MADE IN ITALY

E, nonostante qualche nostro timore, pure in Italia tutto filó liscio e veloce come una biglia su un piano inclinato. Ecco qua una lista delle cose piú belle che abbiamo trovato e vissuto in Italia:
  • Essere investiti dal vento gelido di Bologna e non ricordare da quanti anni il nostro corpo non era esposto a tale temperatura.

  • I nostri genitori che ci aspettano saltellando sulla banchina della stazione: trovare che il loro affetto è sempre caldo e presente (proprio come la lastra di lasagne che ci attende a casa!).




  • Presentarmi a Ruggeri come fosse uno sconosciuto durante la cena di ritrovo degli ex compagni di liceo.
  • La faccia di Alessia R. alla suddetta cena mentre raccontavo dei riti di guarigione di una sciamana dell'Ecuador.
  • Samanta che mi apre la porta di casa sua con una nuova splendida pupetta in braccio.
  • Le tavola di Natale; la tombola; il mercante in fiera; la discussione se le tagliatelle al pesce debbano seguire i cappelletti in brodo oppure le lasagne.
  • Massi vestito da Babbo Natale che riparte doni ai suoi nipoti piccoli e sberle a quelli grandi.
  • Massi che collassa sulla sedia dopo il pranzo di Natale.
  • Bere un bicchiere di vino in piazza del Papa e dividere intimità con una amica che mi chiama alternativamente Fetozza o Bebozza.
  • Cristina.
  • Uccidere le nostre convinzioni etiche sul rispetto degli animali e farci fuori un vassoio di prosciutto crudo. 
  • Che Alberto, un ex-professore dell'universitá ed ora amico, faccia 70 km per incontrarmi e riassumere quasi 10 anni di vita di fronte a un té caldo.
  • Mia madre e le mie zie che lanciano gridolini ai getti d'acqua fredda nel centro benessere e poi mi fanno il terzo grado nella vasca idromassaggio.
  • La piccola Gea (di 5 mesi) che alza il pugno chiuso ogni volta che mi vede.
  • Restare senza parole quando tutti ti chiedono: ma perché non scrivi un libro?
  • Iniziare l'anno con una passeggiata a Portonovo.
  • L'arrivo di 8 mozzarelle di Bufala direttamente da Napoli ma sopratutto che due persone molto speciali siano venute a portarcele appositamente.
  • Spettacolari pisolini sul divano di casa.
  • Vedere Berlusconi tutti giorni in TV e sapere che vivi in un paese non governato da lui (questa fa male, lo so).
  • Il vino rosso, le colazioni al bar Da Giorgio, i mandarini, il parmigiano... e non vado avanti per non iniziare a piangere.
  • La faccia nostra quando ci hanno detto il prezzo dell'ingresso al cinema.
  • La performance dei capelli di Paolo appena sveglio.
  • Cene e musica in qualche casolare della campagna marchigiana.




  • Berci un cocktail preparato da Gianmaria con una fiamma ossidrica.
  • Mirko Coloccini, per la prima volta in camice da dentista, che non si capacita per la mia assenza totale di sensibilità dentale.
  • Fare a gara di aneddoti di viaggio con Luigi Pucci e Ivana, giornalisti e viaggiatori da una vita, scoprendo così che si ha ancora molta strada da fare!
  • Scoprire con piacere e a volte con terrore che certe cose non cambiano mai.
  • La commozione di Paolo (e non solo di Paolo) al salutarci.

  • L'abbraccio di tutti gli amici e le amiche.


  • Fare a pallate di neve fuori dall'aereoporto di Bologna e scoprire con gran gioia che il nostro volo è l'unico a non essere soppresso per neve!!!

    La Cooperativa Banana torna in campo!

    A Madrid a a Quito anche è filato tutto liscio, anzi liscissimo. A Madrid, siamo stati ospiti di Maca e in un bar proprio sotto casa abbiamo incontrato per caso una amica salvadoregna. Eravamo a due passi dalla casa di Bea, amica spagnola che viaggiava nel nostro stesso volo per Quito e suo padre ci ha portati tutti in aeroporto. A Quito siamo stati giusto il tempo necessario per salutare gli amici piú cari, risolvere qualche questione burocratica e poi 17 ore di autobus fino a Piura, per ritrovare la Banana che , con il suo sorriso indenne, è partita al terzo colpo.

    Quando tutto fluisce quieto come un ruscello in un giardino giapponese, si ha la certezza di essere al momento giusto nel posto giusto.
       



martedì 11 dicembre 2012

Rio delle Amazzoni arrivo!!!


L'AMORE NON È BELLO...

Al nostro arrivo in Perú, a fine novembre, Massi e io prendemmo una piccola rivoluzionaria decisione: passare un paio di settimane separati. Niente di grave ma da quasi due anni passiamo insieme 24/7, una convivenza tra l'altro in uno spazio ridotto e in condizioni emozionali “sovra-esposte” come quelle del viaggio. Se a questo si aggiunge la necessitá di lavorare assieme... si salvi chi puó!

Per questo, dopo alcuni giorni passati nelle grandi spiaggie del nord del Perú (Mancora, Organos, Punta Sal), dove un terra rossa e bruciata dal sole si incontra con l'oceano Pacifico, Nico preparó lo zaino con un unico obbiettivo: attraversare la selva peruviana e arrivare a Iquitos in barca.

NAVIGANDO PER IL RIO DELLE AMAZZONI

Iquitos è una cittá nella selva amazzonica del Perú, la città più grande al mondo dove non si può arrivare in auto, ma solo in aereo o in barca. Via fluviale, per chi viene da nord, vi si arriva navigando il Fiume Marañon a partire da Yurimaguas; da sud invece il punto di partenza è Pucallpa.

Arrivai al porticciolo di Yurimaguas e mi imbarcai sulla motonave fluviale “Eduardo VI”: una tavola di legno faceva da ponte con la terra ferma e su una lavagna c'era scritto a gesso “Partenza domani, ore 3, senza dubbio”.

Il viaggio duró due giorni e tre notti, l'imarbazione era stracolma di esseri umani e mercanzie. La maggior parte delle persone dormiva in amaca tutti attaccati gli uni agli altri. A differenza di quanto immaginassi, la vita a bordo era abbastanza vivace: tre cuochi gay cucinavano e servivano i pasti ai passeggeri, i vicini di amaca ti stavano cosí vicini che era impossibile non iniziare a chiacchierare e si formó una specie di famiglia contingente.

Molti viaggiano per lavoro, altri per andare a trovare la familia, altri sembrano che viaggino solo per convertire i peccatori a Dio e poi c'era uno sparuto gruppo di turisti che con gli occhi strabuzzati osservavano dall'alto le operazioni di carico e scarico: giocattoli, banane, centinaia di casse di birra e gazzose dai colori improbabili, casse di frutta e manghi, frigoriferi e schermi LCD che venivano fatti rotolare fino a terra. Passai il viaggio saltando da una conversazione all'altra, da una storia all'altra, da una vita all'altra mentre il fiume avanza deciso e una linea di selva sfila senza interruzione tra cielo e acqua. “Wow, che avventura!” pensavo tra me e me, ma ancora non sapevo che il bello doveva ancora arrivare!




CINQUE MINUTI AD IQUITOS

Molti viaggiatori navigano a Iquitos e poi proseguono per il Rio delle Amazzoni fino al Brasile, un viaggio spettacolare che dura oltre una settimana. Io certamente non potevo porchè dovevo tornare a Quito e qualcuno mi mise la idea che da Iquitos era possibile navigare anche fino all'Ecuador, ma nessuno sapeva infomazioni precise a riguardo e sembrava che l'imbarcazione per l'Ecuador partisse solo un paio di volte al mese. Arrivammo a Iquitos di lunedí, alle 4.30 del pomeriggio e come in accadeva in ogni porto, uno sciame di venditori ambulanti, pseudo-guide turistiche e personaggi vari si accalcavano intorno ai turisti per vendere loro qualche albergo o tour della selva. Chiesi a uno di loro e mi disse che la barca per l'Ecuador sarebbe giusto partita il giorno seguente: wow che fortuna! Comunicai la notizia a José, uno spagnolo che aveva l'intenzione di fare quello stesso percorso. José andó a chiedere informazioni al molo e tornó di corsa gridando: “Corri, corri, la barca per l'Ecuador parte adesso!”. Saltammo da una nave all'altra fino ad una imbarcazione chiamata “Cabo Pantoja”; ebbi giusto il tempo di comprare 3 bottiglie d'acqua e 2 rotoli di carta igienica e salpammo di nuovo. E fu cosí che i miei piedi toccarono il suolo di Iquitos per non piú di 5 minuti!


Fu subito chiaro che la “Cabo Pantoja” non era propiamente un luogo per turisti. I bagni e la cucina erano una specie di girone infernale, il ponte inferiore era pieno di anime dannate ad un tanfo schifoso e sul ponte superiore si stava svolgendo una riunione familiare ed erano tutti ubriachi. Nonostante ció non eravamo gli unici turisti: oltre a José, lo spagnolo, e a me, italiana, c'era pure Flora, una francese e Joanes, un tedesco. Sembrava il degno inizio di una barzelletta.




OTTO NOTTI IN AMACA

Iniziammo la navigazione che duró otto indimenticabili giorni, la barca avanzava alla velocitá di una bicicletta e si fermava in ogni villaggio per caricare e scaricare merci. Anzi spesso si fermava pure dove non vedevamo nessuna casa e inspiegabilmente uscivano dalla selva uomini, donne e bambini indigeni che, chissá come, aspettavano la barca. 







Il viaggio ci regaló albe e tramonti cosí belli che ci mettevamo a ridere per la felicitá, avventure degne di un libro di Garcia Marquez, tranqullitá e tante belle chiacchierate.





In alcune comunitá potemmo scendere a camminare per la selva, fare il bagno nel fiume e in un villaggio si organizzó addirittura una partita di pallone tra locali e passeggeri. 





L'arrivo della barca era un evento e tutto il villaggio veniva a guardarci, i passeggeri e i locali si salutavano e si conoscevano tutti come fosse un solo paesotto di dimenzioni amazzoniche. 



E poi le notti erano emozionanti, mi fermavo sul ponte quando tutti dormivano, la luna piena illuminava la selva e l'acqua si convertiva in un fiume d'argento, a volte spegnevano i motori e rimanevamo a scivolare sull'acqua in totale silenzio.



PESCANDO PIRANHAS CON LA PULA ECUATORIANA

Ma i regali non erano ancora finiti. Dopo 8 giorni arrivammo in Ecuador dove trovammo che i poliziotti di frontiera stavano chiudendo il loro ufficio per andare a pesca di piranhas nella Riserva Yasuni. 

Senza commentare il fatto che la polizia andasse a pesca in una riserva dove ovviamente pescare è proibito, il fatto è che la Riserva Yasuní è uno dei luoghi piú importanti del pianeta. 

E' una riseva di selva amazzonica primaria che ha la più alta diversità biologica al mondo. Vi vivono alcune delle ultime popolazioni indigene in isolamento volontario, è molto difficile entrarvi, solo hanno accesso biologi e studiosi o turisti disposti a sborsare migliaia di dollari. Questa riserva è stata inoltre protagonista di una iniziativa di conservazione unica al mondo: l'iniziativa Yasuni, appunto, ideata dal governo di Correa (vedete questo video se volete saperne di piú).




Fatto sta che, poche ore dopo, ci trovavamo a pescare piranhas dentro al Parco Yasuni! 



Questo luogo è davvero indescrivibile, uccelli colorati e delfini rosa ci hanno accompagnati fino a una laguna spettacolare popolata di pirahnas, coccodrilli e boa. Assistimmo a un tramonto glorioso e tornammo indietro a notte inoltrata. Fu indimenticabile.




Questa avventura si concluse un paio di giorni quando arrivai a Quito. Quito stava giusto celebrando la sua fondazione ed c'erano concerti, sfilate e feste dapper'tutto; la mia amica spagnola Bea festeggiava il suo compleanno e la mia amica romana Ceci aveva appena partorito la sua prima figlia femmina. I motivi per festeggiare insomma non mancavano!

Ed ora il momento delle note:
NOTA 1 (importante): i guardaparchi beccarono i polizziotti che volevano pescare, cosí sequestrarono le canne, non pescammo assolutamente niente e lo Yasuni rimase illeso. ;-)
NOTA 2 (molto importante): questo testo è solo un frammento di tutto quanto abbiamo vissuto in questo viaggio amazzonico. Se vuoi leggere il testo completo scrivimi e te lo manderó con molto piacere: nicoletta.marinelli@libero.it
NOTA 3 (importantissimo!!!): amiciiiii arriviamooooo! Il 20 di dicembre Massi ed io arriveremo in Italia, speriamo di riabbracciarvi tutti. A presto!