venerdì 2 dicembre 2011

El Salvador: tra abbracci ed alluvioni.

Di qua e di lá: le frontiere.

Siamo partiti dal Messico e pioveva; siamo entrati in Guatemala e pioveva; siamo usciti dal Guatemala e pioveva e siamo entrati in El Salvador e pioveva.

Entrati e usciti... ma da dove? Da cosa?


Confini

Cosa insolita le frontiere! Una linea sulla cartina, un ufficio squallido in mezzo al nulla. Ma piove sia di qua e che di lá, “nell'altro paese”. Cosa cambia passando una frontiera?

La economia: dal Peso messicano al Quetzal del Guatemala, dal Quetzal al Dollaro; cambiano i presidenti: da Calderón a Colón, da Colón a Funes; cambiano i nomi delle pompe di benzina: da Pemex a Shell, da Shell a ESSO.

Però il paesaggio selvaggio é solo uno, la gente soffre per le stesse miserie, lo stesso sfruttamento, la stessa tormenta tropicale chiamata “12E”.

(Ana)


Allarme rosso

Vari paesi dell'America Centrale ed alcuni stati del sud del Messico, hanno vissuto ad ottobre una situazione molto critica. Le piogge torrenziali e le centrali idroelettriche, che accumulano acqua fino all'ultimo momento per produrre più elettricità possibile e poi aprono le loro dighe violentemente, hanno provocato forte inondazioni.

Il risultato è fame, tristezza e violenza.
La gente ha perso tutto: la casa, il raccolto e l'allegria. Questa situazione si ripete di anno in anno e ogni volta è peggio. Ma mentre questa parte del mondo agonizzava, l'altra parte che faceva? Qualcuno se n'è accorto? Che notizie sono arrivate? Leggere il giornale significa informarsi?

Non so qual'è la situazione a questo problema che ricorre ogni anno.

Quello che so è che mentre ciò succedeva, la Cooperativa Banana si trovava nel mezzo di questa tormenta e abbiamo deciso di sommarci a una Carovana della Risa, organizzata da Kali Naualia, un centro sociale autonomo di donne e lesbiche di San Salvador. Così abbiamo visitato vari centri dove si trovava la gente alluvionata e per qualche ora abbiamo condiviso con loro un momento, riuscendo a fargli dimenticare l'acqua per farli ridere con la nostra opera di teatro e altri giochi ricreativi.

E come succede sempre in questi momenti di emergenza, ci sono quelli che si approfittano delle disgrazie e in questi centri ci siamo incontrati con gli adepti della Chiesa del Tabernacolo, una chiesa evangelica che portavano delle torte mostruose, caramelle e un megafono a tutto volume con i versi biblici come musica di fondo.

Poi si trovava GANA, una scissione del partito di destra ARENA, che arrivavano ai rifugi con giochi, doni e propaganda elettorale. C'era anche l'azienda proprietaria della diga idroelettrica che regalava materassi... quanti Babbi Natale!

(Ana)


El Salvador, amore sfortunato!

Mi sentivo a casa: le facce, i cartelli pubblicitari, gli abbracci, la zuppa di fagioli, tutto ci indicava che eravamo ritornati a casa. Però la pioggia non cessava di picchiare violenta: un uragano senza nome e, di conseguenza, senza aiuti internazionali, nonostante migliaia di persone siano rimaste alluvionate e abbiano perduto tutto. Gli abbracci ritrovati si mescolavano ai disastri: mi ricordavo bene dei primi ma non dei secondi.


Ci eravamo dimenticati della vulnerabilità di questo piccolo paese, deforestato ed inquinato, dove molti vivono in case di lamiera ai bordi di montagne troppo fragili o accanto ai fiumi senza argini. Ci eravamo dimenticati della sfortuna di questo paese che 20 anni di governi di estrema destra hanno votato all'ingiustizia sociale, al disastro ambientale, alla delinquenza, al narcotraffico, al riciclaggio.

Mi sentivo innamorata di un amore sfortunato.


FRAGILI COME TARTARUGHE

spiaggia di Los Cobanos, all'ora del tramonto, un centinaio di tartarughe Golfine appena nate hanno percorso il breve tratto che unisce la terra e l'oceano. Piccoli esseri neri che muovevano scoordinatamente le alette, lente ma senza indecisioni, hanno puntato verso la grandezza dell'oceano e le sue onde violente. L'arrivo di ogni onda le sorprendeva facendole rotolare con violenza, rovesciandole nella loro fragilità. Così piccole ma coraggiose: solo una su mille sopravvive e alcune di loro sembravano saperlo: a tratti restavano immobili osservando quella immensa vastità che deve essere registrata in qualche parte del loro DNA. Eppure intraprendevano il cammino e presto sparivano ai nostri occhi inghiottite dalle acque verso il loro destino sconosciuto.

In loro, la vita si rivela fragile, eppure irrefrenabile. La paura non può vincere, occorre vivere.


IL SECONDO ARRIVEDERCI DANZANTE














La solidarietà e la creatività degli amici de El Salvador è davvero ineguagliabile! Se la nostra seconda festa di addio è stata un successo (la prima fu a febbraio), è grazie a tutti loro: grazie a Ivan che ha messo un posto di Tarocchi ed ha letto le carte a piú di 20 persone; Andrea e Edver hanno passato varie ore editando dei video da proiettare; Luis si è vestito da presentatore televisivo e ha fatto il ridicolo molto bene; il Chino ha messo la miglior musica del mondo ; Virginia ha sottratto il proiettore dal suo ufficio nel pieno della notte; Vladi, Begonia e Fernando ci hanno messo a disposizione la casa incondizionalmente e sono addirittura andati a dormire da un'altra parte, Pamela si è teletrasporata via Skype e la lista delle dimostrazioni d'affetto potrebbe continuare…


Alla fine abbiamo venduto 10 casse di birra e non c' era persona alla festa che non indossasse la nostra maglietta: tutto era una allegria! Abbiamo ballato e riso fino all'alba...anzi fino all'arrivo della polizia!!!

Arrivederci amici, ci mancherete!!!

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