martedì 6 gennaio 2009

Capodanno nelle comunitá zapatiste.

Un altro giro di giostra, direbbe Terzani. Insert Coin, i più moderni. Un'altra monetina scivola giù per la fessura e si spalanca un’altra esperienza. Un impercettibile giro di caleidoscopio ed i colori si combinano in maniera nuova e sempre più singolare.

I colori. Gli occhi degli indigeni del Chiapas sono neri e brillanti, come uno stagno in una notte di fulmini. Qui a Oventic, nel sud del Messico, gli occhi degli indigeni sono tutto ciò che puoi sapere su di loro. Sbucano dal passamontagna, simbolo della lotta e della loro rivoluzione. E’ Capodanno e siamo nella festa dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZNL).



So che sembra una storia difficile da credere, come molte delle altre che ho raccontato. Nonostante mi ci trovassi dentro, stentavo a credere che fosse del tutto reale. Per entrare nella comunità, occorre chiedere il permesso alla “Commissione di Vigilanza”. Un cartello avverte: “Qui comanda il popolo e il governo ubbidisce”. Una piccola donna in passamontagna apre uno spiraglio della porta della capanna di legno. Mi scruta per un po’, mi dice di aspettare, si consulta con altri in una lingua che non capisco, mi ripete di aspettare, la porta si chiude, si riapre di pochi centimetri, altri occhi dietro un passamontagna mi scrutano e alla fine mi lasciano entrare.

Quando entro nella casetta mi sembra di fare un passo dentro un video clandestino. La stanza è semi buia, le pareti di legno riflettono una luce obliqua e calda. Di fronte a me tre uomini, anche loro con il volto coperto, mi aspettano seduti. Sulla parete la bandiera nera con la stella rossa dell’EZLN. Mi siedo su uno sgabello di fronte a loro che, dopo un lungo attimo di silenzio, iniziano a pormi domande, alcune facili (Come ti chiami? Dove lavori?) altre notevolmente più complicate (Qual è il tuo obbiettivo nella vita?) e scrivono le mie risposte. Alla fine mi accettano e iniziano a raccontarmi la storia di Oventic, la così detta Chiocciola Due, dei territori liberati dall’EZLN.

Vi ricordate il sub-comandante Marcos, che andava di moda qualche anno fa? Quello che girava con il passamontagna tutto l’anno, introvabile come una banconota da 500 euro? Ha lasciato qualcosa, oltre alle magliette, i portachiavi e i calendari con la sua immagine!

La notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio 1994, fu un giorno storico per il Messico: entrava il vigore il Trattato di Libero Commercio, una serie di accordi commerciali tra Stati Uniti e Messico. Allo stesso tempo si proclamava l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, una milizia composta soprattutto da contadini indigeni che, nascosti sulle montagne del Chiapas, iniziava la guerriglia.
Oggi, a 15 anni di distanza, nel Chiapas esistono 5 territori liberati o “chiocciole”, che sono semi indipendenti dal Governo messicano e organizzate autonomamente secondo principi socialisti.

Migliaia di contadini sono venuti a festeggiare il compleanno dell’EZLN; nonostante il freddo umidissimo delle montagne (siamo praticamente dentro a una nuvola di nebbia, che rende tutto ancora più onirico), indossano i loro vestiti tradizionali e si sono accampati nei prati che circondano il campo da basket della comunità. Tantissimi anche gli stranieri, i turisti e i giornalisti, venuti per la straordinaria occasione. Da notare che nelle comunità Zapatiste è proibito l’alcol…neanche un bicchiere di vino per scaldarsi un po’!

La cerimonia inizia verso le cinque del pomeriggio con canti, teatro e danze. Alle nove e a mezzanotte dalle montagne scendono i gruppi di guerriglieri che leggono dei messaggi di lotta politica: il comandante Javier denuncia la trasgressione degli accordi di Selva Lacandona, tra la guerriglia e il governo; il comandante David parla dell’importanza di organizzarsi globalmente e unificare la lotta dei differenti movimenti sociali.

Piovono cori e slogan leggerissimamente di sinistra, gli stranieri e i giornalisti sembrano molto più eccitati dei locali, fino a quando, attenzione, attenzione, a mezzanotte in punto arrivano tre orchestre e iniziano a suonare ritmi tipicamente messicani.

E mentre il freddo aguzzo ci ficca un coltello nella schiena, Massi e io abbiamo il privilegio di assistere alla vera rivoluzione zapatista: ballare fino alle sette di mattina senza avere in corpo una goccia d’alcol!!! Straordinari.

Questo è il mio messaggio di speranza per il 2009.

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