RINCONTRI
Oltre che dell'incontrare,
questo è stato anche il viaggio del rincontrare. A partire da Ana
che è stato il primo felice rincontro, abbiamo riabbracciato Linda,
Encarni, Juan Serafini e Josefina in Messico, proseguendo con
Adriana, Gloria, Hans e Alessia in Colombia, e poi Byron, Piedad,
Cecilia, Cristian e Tancredi in Ecuador.
Ora sulla soglia del Perú
ci aspettavano Tila e Juan Granda, altri due regali del Salvador e in
particolare di Progressio, la ong britannica nella quale eravamo
colleghi.
"Il clima, la gente e il cibo", questi sono i
motivi per il quali hanno scelto di vivere a Piura, mi racconta Juan
Granda, che in realtá è nato a Lima anche se poche volte lo
confessa, mentre passeggiamo per le strade piurane all'ora del
tramonto.
PIURA
Piura, nel nord del Perú, potrebbe sembrare una cittá insignificante, coperta di cemento,
polvere e un bel po' di immondizia, strappata al deserto a furia di
spazzar sabbia. Della affascinante cittá de "La Casa Verde"
di Vargas Llosa rimane ben poco a causa, come osserva Juan Granda,
"di quel cieco concetto di progresso" che spazza via il
vecchio per sostituirlo con ignobili cubi di cemento. Delle case
verdi, le case chiuse in cui l'autore peruviano ha avuto la sua
iniziazione sessuale, non ne resta neanche una. Eppure capivo bene il
fascino che Piura mantiene per Juan e Tila.
Il clima di
Piura è caldo e secco. I panni stesi al sole si asciugano in 20
minuti, l'acqua esce dai rubinetto leggermente fresca e una doccia
mattutina è un toccasana. Spazzata nel tardo pomeriggio da un
venticello caldo, all'ora della siesta l'aria di Piura sembra
immobile, sospesa, silenziosa.
ACCOGLIENZA LATINOAMERICANA
E poi la
gente: iniziando proprio da loro due, dai loro abbracci improvvisi,
dalla loro ospitalitá che si riassume semplicemente in un "mi
casa es tu casa", dal modo in cui hanno velato su di noi
mentre facevamo le pulizie di primavera alla Banana. É vero la gente
di Piura è accogliente e ama conversare in quel modo che trovo
sempre difficile da spiegare agli europei.
Un altro
esempio, l'ennesimo, lo abbiamo vissuto a Lambayeque il giorno in cui
abbiamo lasciato Piura per continuare verso sud. Pochi minuti dopo
aver parcheggiato nella piazza principale della cittadina, ci si sono
avvicinate due persone: Wilfredo, un ragazzone panciuto, e Laura una
signora frizzante e cosí chiacchierona che sembra che la sua vita
segua il flusso delle sue labbra. Entrambi si sono fermati a
conversare per sapere da dove venivamo, chiederci del nostro viaggio,
raccontarci qualche aneddoto della loro vita e qualche leggenda
locale. Poi, senza un minimo di incertezza, Wilfredo ci ha offerto il
suo parcheggio per la notte e Laura ci ha invitato a "colazione"
per l'indomani. Colazione è tra virgolette perchè nonostante
fossero le nove di mattina, ci ha servito uno scacco di lasagne a
testa. Comunque entrambi non hanno voluto nulla a cambio ma anzi ci
hanno pure riempito di abbracci e piccoli regali per il cammino.
Queste cose
risultano incomprensibili per molti italiani che chiamerebbero in
ballo mille obiezioni sensate sulla rischiosità o opportunità di
questi inviti, un'infinità di dubbi, paure e preconcetti capaci di
sfaldare la spontaneitá di questi inviti come castelli di sabbia.
Vedo il dubbio pendere pericolosamente dagli occhi di molti
connazionali quando mi sentono affermare che in America Latina ci
siamo dati l'opportunità di guardare la gente negli occhi; non
finiremo mai di ringraziare, da un lato, questo continente per il
meraviglioso insegnamento e per il suo esempio di umanità e
generosità, dall'altro il viaggio perché, all'esporci continuamente
all'ignoto, ci ha obbligati a dipendere dall'aiuto altrui, a
frantumare e disperdere la nostra gretta aspirazione
all'autosufficienza per vincolarci indissolubilmente all'altro,
abituandoci alla dipendenza o meglio all'interdipendenza.
PERÚ MILLENARIO
A Lambayeque
abbiamo visitato il Museo de Re di Sipan dove si conservano ceramiche
e lavori in bronzo ed oro dei primi secoli dopo Cristo. Nel 1987
infatti è stata scoperta una tomba del signore di Sipan risalente a
1700 anni fa, le cui ceramiche sono cosí belle e ben conservate che
ci è venuto il dubbio se non fossero riproduzioni (ovviamente non lo
erano!).
Alcuni chilometri più a sud, vicino a Trujillo, abbiamo
visitato Chan Chan, uno delle decine di templi della zona, una cittá
di terra ancora in parte conservata e poi Caral, la cittá piú antica d'America - udite, udite - della stessa epoca delle piramidi d'Egitto.
Continuiamo attraverso il deserto di sabbia verso Lima campeggiando in bellissime spiagge tra dune e mare. Siamo sicuri che le sorprese non sono ancora finite!
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